venerdì 18 marzo 2011

Eyes wide shut

Il titolo del famoso ed ultimo film di Stanley Kubrick deriva da un gioco di parole della lingua inglese: "eyes wide open" che si traduce con "occhi spalancati" viene trasformato in "eyes wide shut" che significherebbe "occhi molto chiusi", come quelli che si hanno di solito guardando se stessi.




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giovedì 17 marzo 2011

Soluzioni virtuali


Quando si tenta di sciogliere del colore ad olio nell'acqua accade un pò quello che si vede qui: il colore rimane unito e solo i bordi piano piano cominciano a sfaldarsi, compatibilmente con il grado di solubilità dei componenti del colore nell'acqua. La barca è evidentemente dipinta con vernici colorate che non si sciolgono nell'acqua e questo nella realtà delle cose è una necessità irrinunciabile. 

Ciò deve essere anche vero nella dimensione virtuale delle cose: il riflesso, come opposto alla realtà fisica dell'imbarcazione al sole. La luce colorata si comporta allo stesso modo della materia colorata. Ulteriore regalo della virtualità è quella lucentezza che nella realtà a volte è difficile scorgere. In questa dimensione non tattile questa proprietà riesce a farsi pennellare lungo la superficie dell'acqua aggiungendo ambiguità e mescolanze, vietate nella realtà fisica delle cose.
Un filo sottile di corda tiene uniti i due mondi.

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mercoledì 16 marzo 2011

Il mare d'inverno


Il mare d'inverno
è un concetto che il pensiero non considera.
E' poco moderno,
è qualcosa che nessuno mai desidera.
Alberghi chiusi,
manifesti già sbiaditi di pubblicità,
Macchine tracciano solchi su strade
dove la pioggia d'estate non cade.
E io che non riesco nemmeno a parlare con me.

Mare mare, qui non viene mai nessuno a trascinarmi via.
Mare mare, qui non viene mai nessuno a farci compagnia.
Mare mare, non ti posso guardare così perché
questo vento agita anche me,
questo vento agita anche me.

Enrico Ruggeri, 1983


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domenica 13 marzo 2011

Il Bianco e il Nero

Nella galleria del mio sito intitolata BW c'è l'inizio di un'intervista a Cole Thompson che tradotta è: "sono nato in un mondo di immagini in bianco e nero. La televisione ed i film erano in bianco e nero, i telegiornali erano in bianco e nero. La nazione era relegata in due soli colori: il bianco e il nero. La mia infanzia aveva eroi che erano in bianco e nero e quelle immagini erano un'estensione del mondo come lo conoscevo. "



Sono parole che risuonano in una persona, come me, che dovrebbe essere relativamente coetaneo di Cole Thompson.


E a pensarci oggi è straordinario di come l'umanità abbia con due soli colori reso la realtà in modi così eterogenei e creativi.


Non una gara con il colore e le sue nuances quindi, ma forse solo un perdersi nella memoria di quello che era il mondo fuori e (forse) dentro di noi.


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domenica 6 marzo 2011

Semaforo rosso

Rimpiangeremo le acque calde del Tirreno del Sud, quando un terremoto spazzerà via le mie alacri speranze di attesa. 



Nuvole grigie all'orizzonte e crocifissi sulla testa saranno il segno per dire ancora di no. Ogni granello di sabbia rappresenta un atomo infinito a cui aggrapparsi. Pietre colorate nelle nostre scarpe e sassi d'amore pioveranno sulla strada.

E se domani non è festa mi ucciderò. 



I consigli di uno scoglio di rame lucente rappresentano i pensieri su cui riflettere.
 


Abbagliarsi gli occhi e leggere il proprio amore in un seno colorato d'oblio.
L'equipè degli studiosi innocenti ha detto che il futuro è vicino a noi e domani un mondo diverso piangerà le spiagge della solitudine.



Vapori di cloroformio d'addio saranno le armi su cui affilare la propria coscienza e domani si rifletterà sulle strade ferrate l'insipida allegria che avvolge il mio sesso oscurato dall'ombra delle palme.
 


Il sole abbronzerà i miei chicchi di caffè e sul solco cammineranno insetti dalla pancia piena. 
Un macro-fotografo fisserà nella sua memoria d'argento vivo i colori di questa attesa e suderanno gli steli dei fiori.
 

 Un sogno lungo mille chilometri dormirà straniero accanto a me.
 Mettere a fuoco dell'aria è impossibile.  


Di sfocare gli oggetti non se ne parla nemmeno.

Bastia, Corsica, 1982


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venerdì 4 marzo 2011

Entangled

When you're asleep they may show you
Aerial views of the ground,
Freudian slumber empty of sound.

Over the rooftops and houses,
Lost as it tries to be seen,
Fields of incentive covered with green.

Mesmerised children are playing,
Meant to be seen but not heard,
"Stop me from dreaming!"
"Don't be absurd!"

"Well if we can help you we will,
You're looking tired and ill.
As I count backwards
Your eyes become heavier still.
Sleep, won't you allow yourself fall?
Nothing can hurt you at all.
With your consent
I can experiment further still."

Madrigal music is playing,
Voices can faintly be heard,
"Please leave this patient undisturbed."

Sentenced to drift far away now,
Nothing is quite what it seems,
Sometimes entangled in your own dreams.


"Well, if we can help you we will,
Soon as you're tired and ill.
With your consent
We can experiment further still.

Well, thanks to our kindness and skill
You'll have no trouble until
You catch your breath
And the nurse will present you the bill!"

Testo della canzone Entangled dei Genesis, Febbraio 1976 . Le foto sono ottenute da varie immagini sotto un mattone di vetro distorcente scelte dalla galleria Glass Dreams.

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mercoledì 2 marzo 2011

Muretto filosofico

Potenza dell'essenza. Prepotenza dell'apparenza.

Murales, Bagnoli, Napoli

Una mirabile sintesi, altro che tomi di filosofia.

Su un muretto che delimita l'area dell'ex-Italsider, a Bagnoli, c'era un ampio murales, penso ormai perduto. Su sfondo bianco-grigio danzavano scarpette di donna con tacco alto, color fucsia; era difficile inquadrare tutto senza perdere la bellezza del testo, e che testo! Allora pensai di fare due foto, la prima orizzontale e la seconda verticale con le due scritte che tagliavano in diagonale l'area delle due foto. Le ho montate poi in un'unica composizione. L'andamento delle diagonali in salita ed in discesa, può essere assimilato ahimè all'andamento dei due concetti nel comune sentire di oggi.


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martedì 1 marzo 2011

Paesaggi impossibili

Quante volte vi è capitato di affacciarvi alla finestra e di godere di un paesaggio di cinque o sei secoli fa? No, non è una scena di un sogno oppure un espediente lisergico ma sono andato ad una semplice mostra, una della serie Le Mostre Impossibili.
Nel 2006 si è tenuta a Napoli quella su Raffaello.


La mia finestra sul paesaggio fu la mia macchina fotografica. Fui positivamente colpito dal fatto di poterla usare per riprendere varie scene dei quadri a misura reale, immagini digitalizzate delle vere opere, ben illuminati da dietro; ciò permetteva di scattare agevolmente anche nella semioscurità della stanza. Tutte le foto sono visibili nel mio album dedicato all'evento qui.


Per me sono quadri nel quadro, piccoli particolari che è anche difficile vedere, che  di solito riempiono lo sfondo dal quale si staglia il soggetto principale: una madonna, un personaggio famoso e così via. Ricordano la famosa trasmissione l'Intervallo in onda sulla RAI degli anni '60.
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