domenica 30 gennaio 2011

Modi di vedere

"Modo di vedere" nella nostra lingua, ma non solo, significa anche modo di pensare. Verbalizzando ciò che si vede si pronuncia in modo strettamente correlato quanto si pensa relativamente a ciò che si sta guardando.
Sono pertanto stato attirato da quanti pochi elementi ci bastano per esprimere un giudizio, per aggiungere una storia, proiettare un film. E' il caso delle foto sfuocate, ed in particolare quelle contenenti elementi umani.

Una sagoma ci appare immediatamente un uomo di profilo, senza nessun dubbio. Non bisogna nemmeno percepire una sagoma del profilo del viso, del naso, il disegno delle labbra e via dicendo.
Molto viene dato dal colore.


Macchie circolari color pelle, anche su sfondo dello stesso tono, fungono da visi, magari forniti di eloquenti espressioni. In questa coppia lo sguardo dell'uomo rivolto alla donna che non ricambia lo sguardo ma, con  un pò di altezzosità, guarda solo davanti. Non solo si giudica ma si costruiscono anche storie con molta facilità, come andrà a finire?

Si può anche facilmente percepire il lavoro intellettuale di questo impegato preoccupato ma ben vestito.
O il duro lavoro manuale di questo contadino che spinge la sua carriola.


Quando le cose non si vedono bene, paradossalmente ci accorgiamo come la nostra vista sia dotata di  un'estrema sensibilità. Questa ci racconta delle storie, ci descrive dei finali. E' anche possibile iniettare in altre immagini, altre storie qui. Ma nulla viene svelato del finale che è di competenza  esclusiva dei lettori delle immagini.

Vale, allora, anche qui l'equivalenza tra "modo di vedere" e "modo di pensare"?
E nella realtà, quanta messa a fuoco utilizziamo per comunicare con le persone che ci circondano?


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venerdì 28 gennaio 2011

lunedì 24 gennaio 2011

Picasso, i fotografi, i dentisti ed altri pittori...

E' attribuita a Pablo Picasso una frase che recita: "I mestieri più frustranti sono quelli che del dentista e del fotografo. I dentisti vogliono essere medici, i fotografi vogliono essere pittori."
Deve avere un fondo di verità!

C'è un sito qui dove si possono ammirare vari quadri di Picasso. Un quadro che ho trovato su questo sito e che mi è sempre piaciuto è intitolato Femme assise dans un fauteuil rouge. 16-December 193.

Lo dipinsi su di una mattonella e ne ricavai una foto con la tecnica dello zooming. In quel periodo avevo anche scoperto un software per trasformare le proprie immagini in foto stile Polaroid con il quale mi divertivo.
Da qui nacque la foto:


che rappresenta sia un modesto contributo al magnifico pittore sia un fare il verso al suo divertente aforisma.

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domenica 23 gennaio 2011

Grana per bambole

Il titolo questa volta è ispirato ai tristi fatti di cronaca di questi giorni, ma è un'opportunità per aggiungere a questo blog una mia vecchia slide del 1980 circa probabilmente ripresa con una Zenit. Ovviamente la slide fu digitalizzata; il metodo usato però fu piuttosto spartano: fu fotografata di fronte ad una finestra e poi incorniciata con un software di fotoritocco.



Continuo ad apprezzare questa foto dopo tutto questo tempo, forse per il soggetto stesso di cui non ricordo l'origine e che è sicuramente andato perso; o forse per  un pizzico di orgoglio perchè è il risultato di uno dei primi sviluppi slide che ho effettuato con le mie mani.




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sabato 22 gennaio 2011

Abstract district

Non è un'esercitazione di rima in lingua inglese ma una nuova galleria di fotografie tutte riprese all'outlet di Valmontone che si chiama Fashion District. Mi ero imbattuto dall'autostrada Roma-Napoli sulla destra in casette colorate molto attraenti, ho memorizzato il luogo ed appena mi è stato possibile sono tornato armato di tele con sguardo al di sopra delle vetrine di tutti i negozi. Ovviamente non è un riassunto del luogo ma proprio un astrazione delle cose viste; forse la reazione più sana in questi luoghi. Temevo di essere arrestato ma mi hanno lasciato tranquillo, probabilmente meglio sopportare mariti fotografi e mogli acquirenti che nulla!



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martedì 18 gennaio 2011

Questo non è un gatto

Un gioco per parafrasare un altro gioco eseguito con una pipa tanti anni fa...

di cui si parla anche qui.

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domenica 16 gennaio 2011

Nature morte

Questa volta titolo in francese per una foto del lontano 2003 appena ripescata dagli archivi informatici in occasione di un'ennesima ripulita.
Due vasi di terracotta semplici che sono stati in seguito dipinti e fotografati anche nella nuova veste.

La sensazione di pace e tranquillità che mi dona quest'immagine è il motivo per cui l'ho scelta, prima nella elaborazione (fu scattata con un bilanciamento del bianco errato ed appariva violacea) e poi nella presentazione su questo blog.
Spesso a dare sensazione di pace sono le immagini naturalistiche, tramonti forse più che albe, mare aperto e cieli vasti più che uno spazio chiuso di due vasi di terracotta. Penso che quello che in fondo dona a quest'immagine questo potere è la sensazione quasi di toccare la superficie dei vasi, la cosiddetta texture, la consisenza di argilla nel mare granoso del retro e dello spazio base più scuro dove i vasi appoggiano. Ho associato la sensazione al paese e da qui la scelta del titolo in francese.

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martedì 11 gennaio 2011

Fotografia contemplativa

Segnalo anche qui l'articolo che ho appena pubblicato su Circolo Fotografico che tratta del libro The little book of contemplative photography di Howard Zehr, augurando buona lettura anche agli ospiti di questo blog.


Sopra una mia foto di un quadro scattata con la tecnica dello zooming nei primi giorni del 2011. Lo stesso quadro è stato scattato anche imitando lo stile di Hockney ed è visibile qui.



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venerdì 7 gennaio 2011

Ombre, presenze ed assenze

Una foto che ho scattato nel 2005 che rappresenta un particolare di una scultura in ferro che quell'anno era ospitata al Parco Virgiliano a Napoli, mi colpì in quanto riassumeva in una sintesi molto efficace gli elementi essenziali della fotografia: le ombre, le presenze e le assenze.


La scultura era una struttura di ferro ricoperta di ruggine con forme di solidi geometrici nei quali erano intagliate varie forme anatomiche umane e, piegando il lato ancora attaccato alla struttura si creavano, con il sole che vi batteva sopra, ombre (in questo caso le dita di una mano), una presenza (la mano stessa intagliata), ed un'assenza la forma staccata dal resto della struttura che lascia intravedere il vuoto.
Come non essere attirati per immortalare una struttura del genere?
Sfortunatamente non presi nota dell'autore delle sculture e non posso citarlo ma la cosa mi farebbe veramente piacere.

martedì 4 gennaio 2011

Autoritratti

Da un articolo di  Scorranese Roberta del 25 novembre 2009 sul  Corriere della Sera che intervista Cristina Nuñez
«No, è una ricerca continua. Ho cominciato a riflettere sulle potenzialità dell' autoritratto da una decina di anni. E sono convinta che sia molto di più di una tecnica. Guardarsi è imparare a conoscersi. Ma è imparare a guardarsi che è dura». L' autoritratto come terapia, dunque? «Esatto. Ecco perché dico che "fotografare è raccontare il vero". L' autoritratto permette di scandagliare aspetti di noi stessi che non conoscevamo. Sa che la stessa, apparentemente semplice, operazione di guardarsi allo specchio ci costa tanta fatica? Non ci osserviamo facilmente. Abbiamo paura del nostro viso. Dobbiamo vincerla». 

Quanti fotografi non amano le proprie auto-fotografie?

lunedì 3 gennaio 2011

Scherzi col fuoco

Il bokeh. Ho letto l'articolo su tale argomento stamattina sul blog del Circolo fotografico di Lorena Gazzotti, dopo il mio commento mi sono venute in mente due mie  foto nelle quali si scherza col fuoco come nelle belle altre mostrate da Lorena sul blog sopra citato.
La prima è questa:




la seconda è più natalizia:

Drops

La galleria denominata Drops nel sito-archivio delle mie foto contiene questa foto sotto





che insieme ad altre forma la galleria stessa. Si tratta di esperimenti di una tecnica che mi ha sempre affascinato e che in breve tempo sono riuscito, relativamente, a padroneggiare anche con mezzi rudimentali: il flash incorporato nella mia Nikon D70, un gocciolatoio creato con una piccola pompa collegato ad un bicchiere d'acqua e, nel caso sopra due cartoncini colorati ai bordi della vaschetta nella quale cadevano le goccioline. Il sito fotocommunity.it ha usato questa foto nella sua home page dalle 22 alla mezzanotte del 20 Ottobre del 2010 facendomi cosa particolarmente gradita. Quello che a me piace di più oltre al bicolore speculare della goccia più grande anche l'esistenza di un piccolo satellite della goccia più grande per la quale l'effetto dei cartoncini viene perso. Il nome che diedi a questa foto nel sito sopra menzionato è Red & blue. Il rosso è noto per l'eccitazione che riesce a rendere mentre il blu induce alla calma.


Alberto Boatto nel suo "Di tutti i colori" così parla del rosso: "Sopra una terra sconvolta dal fuoco e saturata di sangue è il colore rosso ad imprimere il suo superbo sigillo a ognuno dei nostri giorni. Chi detiene questo colore primario non è più la mitica fiamma dei focolari, nè il pozzo attivo e fumante dei crateri vulcanici e tanto meno l'intimità gelosa degli amanti, ma è la guerra con i suoi strateghi di operazioni preventive e il suo impiego di armi sempre più annientanti, assieme alla cultura di massa con i suoi applauditi interpreti...[] ...in sostanza è la tecnica nelle sue disparate manifestasioni che ha requisito oggi il colore rosso, accordando via libera al suo potere distruttivo."
Di contro per l'azzurro continua "Mentre il rosso e, con particuolare duttilità il verde sono colori agevoli da raggiungere e da toccare, fino ad impadronirsene, l'azzurro è un colore che si sottrae, collocandosi sempre in lontananza. Possibile è solo indicarlo."